Come
si legge una cartina - parte 1
Nelle
nostre escursioni all'interno dello zaino è sempre presente la
cartina della zona in cui intraprenderemo il percorso ma
quanti di noi sono davvero in grado di "leggerla"
correttamente?
Da tempi immemori gli esploratori hanno cercato di rappresentare il
territorio su carta, o su un idoneo
supporto. Tutt’ora la ricerca in questo ambito non è terminata, poichè
la cartografia si adatta a svariati utilizzi.
Sulle cartine vengono indicati diversi elementi, quindi, ognuna
di esse è definita “tematica” in base al suo scopo e al suo
utilizzo. Si troveranno, per esempio, le carte nautiche che
rappresentano le coste e le infrastrutture nautiche oltre alle
rotte commerciali, le carte escursionistiche che rappresentano
il territorio con indicate le strutture ricettive i sentieri gli
elementi naturali e tutto quello che si trova nella zona
rappresentata, e le carte politiche con la suddivisione dei vari
paesi o stati, le carte geologiche e via dicendo.
Con l’evoluzione tecnologica degli ultimi decenni si sta sviluppando
sempre più la cartografia digitale. Le cartine, quindi, vengono
realizzate sempre più tramite software GIS, permettendo il loro
utilizzo anche da PC, Smartphone, GPS o altri sistemi digitali.
Ne conviene quindi una maggiore versatilità di utilizzo e
semplicità di fruizione, che permettono una migliore
programmazione dell’itinerario potendo valutare anche
eventuali esperienze di chi ha già percorso determinati
sentieri in precedenza, riportando sensazioni, itinerario,
materiale fotografico su forum o siti tematici, oppure, per
esempio, ricercando informazioni in merito al parco naturale
attraversato durante l’escursione. Tuttavia, le versioni
cartacee sono sempre presenti: esse si possono trovare rivestite
da materiale plastico, quindi resistenti all’acqua, o
direttamente su un supporto plastico.
È opportuno notare che è sempre consigliato portare una
versione cartacea della cartina durante un’escursione: le app
installate sullo smartphone, oppure gli apparati GPS, sono si
molto versatili e funzionali ma permettono una visualizzazione
degli spazi assai ridotta e a volte con pochi dettagli. Inoltre,
in montagna, spesso la copertura telefonica è assente, il
segnale GPS può sparire o perdere di precisione, senza
dimenticare che tutte queste applicazioni su un unico smartphone
abbattono molto le batterie e quindi lo rendono inutilizzabile
per chiedere eventualmente aiuto.
In conclusione, nel caso in cui la tecnologia “faccia
cilecca”, oppure serva dare un’occhiata più ampia alla zona
in cui ci si trova, la cartina fornisce punti di riferimento
fondamentali: ad esempio, scegliere quale sentiero prendere ad
un bivio, o capire dove ci si trova avendo una visione più
ampia. È inoltre consigliato riportare sulla carta il punto di
partenza e di arrivo dell’ escursione, oltre al percorso da
seguire.
Nel nostro caso, per le escursioni montane, utilizziamo le
cartine escursionistiche ma andiamo a vedere da che cosa sono
composte analizzando e schematizzando i punti principali:
-
La
legenda
-
La
scala
-
L’orientamento
della cartina
-
Le
curve di livello ed i punti quotati
-
DTM
– DEM questi confusi elementi…
1 – La legenda (fig.
1)
La legenda, solitamente, si trova in uno degli
angoli (ma a volte può essere messa in posti dove non copra
elementi importanti del territorio) e serve ad indicare e
spiegare i dati salienti della cartina. Normalmente viene
inserita la scala, l’indicazione del nord, l’editore (o chi
la realizza), i simboli utilizzati (possono variare tra editore
ed editore) e la loro dicitura, i colori ed i tratti o tratteggi
utilizzati per le strade i sentieri ecc, eventuali sigle
specifiche o abbreviazioni scritte per intero e via dicendo.
2 – La scala (fig.2)
Per comodità di rappresentazione il territorio deve
essere ridotto proporzionalmente, altrimenti per orientarsi
correttamente in terreni sconosciuti dovremmo avere un foglio
grande come il mondo.
Esistono diversi fattori di scala, convenzionalmente il più utilizzato per
la rappresentazione territoriale è 1:10,000 in quanto avremo un
maggior dettaglio, mentre per l’utilizzo escursionistico il più
utilizzato è 1:25.000 perchè è il miglior compromesso tra
portabilità e livello di dettaglio.
Abbiamo ancora, sempre convenzionalmente, la scala 1:50.000 e
1:100,000 e oltre ma queste scale andranno bene per vedere
grandi porzioni di territorio come ad esempio le province o le
regioni o gli stati perdendo il dettaglio del territorio.
Adottando quindi la scala 1:25.000 per le nostre escursioni
avremo l’intero territorio mondiale
rappresentato 25.000 volte più piccolo. Questo vuol dire
che se lo sviluppo della nostra escursione fosse di dieci
chilometri sulla cartina lo misuriamo quaranta centimetri, in
quanto un chilometro nella realtà corrisponde a quattro
centimetri.
3 – L’orientamento della cartina (fig.1)
Quando prendiamo in
mano una cartina, che rappresenta una porzione di territorio,
qualsiasi esso sia, non sappiamo come la si debba orientare
rispetto al nord terrestre. Per questo motivo viene inserito il
simbolo della rosa dei venti con i punti cardinali correttamente
orientati, in alternativa viene riportata una freccia indicante
il nord e quindi girando la nostra cartina verso nord avremo la
chiave di lettura della cartina.
Ma se guardiamo una carta elettronica o se il nord non è
indicato come facciamo a capire come dobbiamo orientare la
cartina? Possiamo utilizzare un piccolo accorgimento,
convenzionalmente le scritte inserite nella cartina riferite a
località, città e via dicendo sono scritte orizzontalmente e
quindi la parte superiore della scritta indica il nord, la parte
bassa il sud.
4 – Le curve di livello ed i punti quotati (fig.3)
Le curve di livello (o isoipse) per definizione sono
quelle curve che uniscono tutti i punti aventi la stessa quota
rispetto ad un piano di origine. Il piano di origine per
eccellenza è il livello del mare ma in alcuni e particolari
casi potrebbe essere diverso.
Per capire meglio cosa sono e perchè vengono utilizzate immaginate di
osservare il panorama dall’oblò di un aereo, che piattume
direte voi, vedo tutto schiacciato a terra (case, alberi,
colline, tutto insomma).
Per introdurre il valore di altezza e farci capire sulla cartina
(che è la rappresentazione del territorio su un piano) come
effettivamente è il territorio si è deciso di introdurre le
curve di livello che, come dicevamo prima uniscono i punti ad
una stessa quota (1000 metri per esempio). Avremo quindi un
andamento molto irregolare di questa curva in base alla
conformazione del terreno e delle rocce e periodicamente vedremo
indicato il valore corrispondente alla curva in questione.
Avete presente quando vi affettano il prosciutto in macelleria?
Il principio è il medesimo, in quanto lo spessore delle fette
è sempre il medesimo e questo spessore definisce il passo
verticale tra una curva e l’altra. Quindi sovrapponendo tutte
le fette una sopra l’altra vedremo dall’alto la sagoma che
ha il prosciutto che stanno affettando, lo stesso vale per le
colline e le montagne.
La distanza in altezza tra le curve disegnate sulla cartina che
stiamo guardando dipende dalla scala, se la scala è 1:25,000
avremo una distanza di 25 metri mentre per una scala 1:10,000 la
distanza sarà 10 metri.
Su molte cartine elettroniche vengono indicate le curve ogni 10
metri, con lo zoom si può ingrandire e vedere meglio il
dettaglio.
Se vediamo che in una determinata zona le curve di livello sono
molto vicine vuole dire che in quel tratto il terreno è molto
impervio oppure ci troviamo in una zona con pareti quasi
verticali.
I punti quotati insieme alle curve di livello contribuiscono ad
indicare l’altimetria e l’andamento del terreno sulla
cartina. Vengono generalmente indicati sulle cartine con un
puntino ed un numero o solamente il numero, il valore numerico
indica la quota in quel punto specifico.
5 – DTM – DEM questi confusi elementi…(fig.4)
Il DTM ed il DEM sono modelli (digitali) altimetrici di
origine moderna ed usati anche nella cartografia, spesso i
termini vengono confusi tra di loro ma in realtà si discostano
tra loro per alcune differenze.
Il DTM o Digital Terrain
Model è il modello
digitale del terreno, mentre il DEM è il modello digitale di
elevazione, il DTM ci indica l’andamento del terreno mentre il
DEM oltre al terreno comprende tutto quello che si erge su di
esso, quindi case capannoni industriali e via dicendo.
Entrambi, oltre alla cartografia, vengono utilizzati per realizzare e
generare altri dati e statistiche. Tra gli elementi derivati da
questi modelli abbiamo le curve di livello ed il rilievo
ombreggiato.
Se aperto tramite uno dei molteplici software cartografici oltre
a visualizzare in 3D il territorio può essere utilizzato anche
per calcolare i dislivelli che andremo a percorrere, calcolare
la pendenza e a dirci punto per punto l’altezza rispetto al
livello del mare.
In questo articolo per brevità abbiamo
visto solo alcuni elementi principali, le cose da dire sono
ovviamente moltissime. Prossimamente vi scriverò altri
approfondimenti tematici.
Un
consiglio che però voglio darvi è di non portare con voi
durante le escursioni cartine troppo datate, potrebbero non
rispecchiare la realtà.
Parte
2 >
Lucio
IU1LCP del Team
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