Sul
sentiero del conoscere
"La Vipera aspis"
Sui
sentieri che percorriamo dalla primavera all'autunno, spesso l'attenzione al pericolo è dedicata
esclusivamente a questo rettile ed è corretto; ricordiamo
però che è più facile rompersi
una gamba che essere morsi da una vipera quindi, nella
"lista dei rischi", è uno dei tanti punti da
tenere a mente.
Entriamo un po più nel dettaglio con l'articolo che ci
propone Elisabetta.
La vipera comune
(Vipera aspis,
sottordine Ophidia, ordine Squamata) è
probabilmente uno dei rettili che desta maggiore attenzione e
curiosità.
La si può distinguere da un serpente innocuo (la biscia ad
esempio) da alcune caratteristiche quali la pupilla, la testa,
la coda e il morso (figura 6).
Nella nostra penisola è presente in tutte
le regioni ad esclusione della Sardegna e si distinguono tre
sottospecie: V. a. aspis in Italia settentrionale, V.
a. francisciredi in Italia settentrionale e centrale, V.
a. hugyi in Italia meridionale. Questa classificazione è
stata fatta su base molecolare in quanto tramite pattern di
colore e dimensioni non è possibile distinguerle. Infatti
tutte raggiungono una lunghezza di circa 60-70 cm e hanno un
corpo tozzo rispetto al quale la testa triangolare è ben
evidente (vista lateralmente, il muso è leggermente sporgente
verso l’alto). L’occhio ha la caratteristica pupilla
verticale e, come gli altri serpenti, le vipere sono
sprovviste di palpebre e orecchio esterno (figura 1, 3, 6).
Il corpo è interamente coperto da squame,
che si fanno carenate sul dorso (figura 2), la cui colorazione
di fondo è solitamente grigio-bruna e su questa emerge un
pattern di barre trasversali alternate (figura 4, 5).
Curiosamente, essa è variabile in funzione dell’altitudine
e della zona geografica: in ambienti montani, sono ad esempio
frequenti individui melanici (completamente neri) mentre a
quote inferiori anche melanotici (dove il nero prevale sugli
altri colori). Rari sono invece gli individui affetti da
flavinismo, ovvero con livrea uniforme senza le ornamentazioni
scure.
Tra i rettili, la vipera è ovovivipara:
dopo l’accoppiamento di norma in primavera (prima del quale
si possono osservare i combattimenti ritualizzati dei maschi),
in autunno le femmine partoriscono una decina di piccoli. In
realtà, soprattutto in montagna dove è difficile per gli
animali reperire le risorse necessarie per portare a termine
la gestazione, è frequente che l’evento riproduttivo venga
rimandato per due o tre anni.
La vipera è un serpente stazionario ed
elusivo, frequenta ambienti quali boscaglie, radure, margini
di bosco, pietraie, zone rocciose lungo i corsi d’acqua,
dove trova facilmente riparo dal caldo e dal freddo eccessivi,
sia in montagna sia a quote più basse.
Normalmente è attiva durante il giorno, quando la temperatura esterna sta tra i 15 e i 30° C, e sfrutta l'ambiente per la propria termoregolazione (nelle ore più calde sta al riparo ed esce quando rinfresca, alla sera o al mattino).
Caccia
piccoli animali, come micromammiferi, roditori e altri
rettili, sfruttando una caratteristica peculiare della
famiglia dei viperidi: il veleno. Ha infatti una dentizione
solenoglifa
(da “solenos”, canale e “gluphe”,
incisione), ovvero possiede due denti con un canale interno
connesso alle ghiandole del veleno. Quando la bocca è chiusa
essi sono piegati ma durante il morso vengono ruotati e
disposti perpendicolarmente al palato: costituiscono un
sistema inoculatorio molto efficiente.
Il veleno ha una funzione principalmente
nella predazione: i piccoli animali morsi muoiono in fretta a
causa delle tossine e vengono inghiottiti interi partendo
dalla testa. All’occorrenza, può però essere
usato anche come strumento di difesa. In questa casistica
rientrano i morsi all’uomo che viene percepito come
fonte di pericolo.
È bene quindi prestare la massima
attenzione al percorso, anche dove eventualmente si poggiano
le mani: anfratti o cespugli ombrosi possono essere luoghi
ottimali per ripararsi dal caldo come rocce assolate lo sono
per riscaldarsi.
Il morso, due fori principali seguiti da
altri più piccoli dei denti mascellari, è distinguibile da
quello di altri serpenti non velenosi (che non hanno i due
denti del veleno così evidenti) ma difficilmente è
sufficientemente netto da permettere un riconoscimento (figura
6).
In caso di morso è necessario
allertare
immediatamente i soccorsi. Mantenere la calma e
ridurre al minimo i movimenti, immobilizzare l'arto con una
stecca o un ramo come si trattasse di una frattura e mantenere
fresca la zona, evitare la somministrazione di "siero
antiofidico" se non da personale preposto
(potrebbe causare shock anafilattico o altri problemi), non
assumere alcolici chè, essendo vasodilatatori aumenterebbero
la propagazione del veleno.
Sono
tutte strategie utili per ridurre il più possibile la
circolazione del veleno. Al contrario, tagli prossimi ai fori,
tentativi di succhiare il veleno possono peggiorare la
situazione (infatti lesioni a livello della cavità orale
costituiscono ulteriori aperture per l’ingresso del veleno
in circolazione).
Per maggiori informazioni leggi qui.
Infine va ricordato che
raramente, se non infastidita toccata o calpestata, la vipera
attacca l'uomo, tende a fuggire e nascondersi. Quando morde
non sempre inocula il veleno e nella maggior parte dei casi non è
considerato mortale per l'uomo adulto sano: normalmente causa
effetti locali. I casi più gravi, anche sistemici fino a un
esito letale sono associati a uno stato di salute non
perfetto.
Elisabetta
(Guida Equestre Ambientale) del Team
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