Sul
sentiero del conoscere
"La Processionaria del pino"
E dire che ho
sempre immaginato fossero enormi tele tessute da enormi
ragni....
Fabrizio
LA PROCESSIONARIA DEL PINO:
Forse non tutti la conoscono con il suo nome scientifico: Thaumetopoea
pityocampa, né è frequente osservarla allo stadio adulto.
La colpa è un po’ anche sua, poiché si tratta di un lepidottero* piccolo, poco appariscente e difficile da osservare: apertura alare di 3/4 cm, esce generalmente verso fine estate al tramonto, è detta infatti “crepuscolare”.
Quello nella foto
(1) è un esemplare maschio adulto, lo si capisce dalle grandi antenne che gli servono per localizzare una potenziale femmina entro settembre (loro non sopravvivono all’inverno). Se il maschio ha avuto fortuna, poco tempo dopo si possono trovare delle uova (ogni femmina ne depone tra 100 e 200) disposte a formare un “manicotto” attorno agli aghi di pino
(2).
Dopo circa un mese si schiuderanno: tante piccole larve affamate e voraci che divorano gli aghi della pianta. Per questa ragione sono noti come lepidotteri “defogliatori”. Se però i pini sono pochi e le larve tante, non disdegnano di certo le altre conifere. Crescono e quando inizia la stagione fredda, si costruiscono un riparo sui rami
(3): un nido bianco sericeo difficile da penetrare.
Larve e nidi simili a questi si possono osservare anche sulle querce, in quel caso non si tratta della processionaria del pino, ma di una parente stretta:
Thaumetopoea processionea.
Durante l’inverno aspettano al riparo, finché con un clima più mite (quando sono ormai mature) decidono di uscire allo scoperto, tra febbraio e marzo. È questo il periodo in cui fanno più parlare di sé: le larve si spostano in fila indiana come in una “processione”
(4), da cui il loro nome comune. Scendono dal ramo su cui hanno passato i mesi precedenti, lungo la corteccia, fino ad arrivare al suolo, dove scelgono la zona più calda per creare la crisalide. Il periodo delle processioni può rivelarsi parecchio problematico: osservando queste larve
(5) si può notare che presentano diversi peli urticanti che possono staccarsi e disperdersi nell’aria, soprattutto nelle giornate di vento. Se questi entrano in contatto con la nostra pelle o con il nostro sistema respiratorio, possono creare delle reazioni allergiche e infiammatorie locali (infatti esistono dei programmi di lotta obbligatoria contro quest’insetto). È consigliabile quindi di non toccare le larve se si vedono sul sentiero, e di non sostare troppo vicino ai nidi che possono trovarsi anche sui rami bassi. Se stiamo passeggiando con il nostro cane dovremo fare attenzione ai suoi spostamenti: incuriosito potrebbe annusarle o toccarle direttamente, e di conseguenza avere qualche reazione, in quel caso è bene contattare il veterinario al più presto.
La crisalide
rimane inerte nel suolo almeno fino a inizio giugno (o anche per più tempo, fino all’estate successiva) e, quando l’esemplare avrà ormai portato a termine la propria metamorfosi, sfarfallerà un nuovo adulto pronto a partire alla ricerca dell’anima gemella.
Sapevate che il termine “lepidottero”, dal greco “lepis” (scaglia) e “pteron” (ala), vuol dire “ali squamose”? Tutti i lepidotteri, a differenza di altri insetti volatori, hanno piccole scaglie disposte sulle ali.
*Particolare
delle ali di Thaumetopoea
pityocampa |
|
Elisabetta
(Guida Equestre Ambientale) del Team
AlpiRadio.it © 2021
|