Il frassino maggiore (Fraxinus excelsior) è una
latifoglia decidua che appartiene, come l’orniello o frassino
minore (Fraxinus ornus), alla famiglia delle Oleaceae.
Si tratta di una pianta che ha una crescita molto veloce e
raggiunge in fretta i 30-40 metri di altezza, ma non è molto
longevo. Nella maggior parte dei casi, infatti, centocinquant’anni
rappresentano il limite massimo dell’arco di vita del frassino,
che spesso si conclude con schianti a terra. Mano a mano che
l’età avanza, il tronco si scurisce virando, dal grigio-verde
giovanile, al bruno con fessurazioni che si fanno più evidenti e
profonde.
Le gemme di questa pianta sono evidenti, data la colorazione
nera (immagine 2), soprattutto nel periodo invernale: sono
disposte in posizione opposta sul ramo e si sviluppano
simmetricamente tra loro, rendendo la forma della pianta
riconoscibile soprattutto da giovane. Con il tempo e
l’invecchiamento spesso si verificano rotture o eventi che
rendono questa simmetria meno riconoscibile (immagine 3).
Il frassino ha foglie peculiari: completamente divise in 9-13
foglioline sessili (immagine 1), ovato lanceolate con margine
finemente dentato. Anche i fiori sono particolari, poco
appariscenti in quanto impollinati per via anemofila (con il
vento). Infatti non hanno petali e si sviluppano in primavera,
prima dell’emissione delle foglie. Quelli maschili sono globosi
e tendenti al nero mentre quelli femminili sono allungati e
violacei. Con l’impollinazione si sviluppa il frutto: una samara
caratterizzata da un piccolo seme attorniato da un’ampia ala
necessaria per essere trasportato dal vento.
Il frassino era un tempo coltivato per il legno elastico e di
facile lavorazione utile per lance e frecce; oggi è usato
soprattutto per attrezzi sportivi. Raggiunge fino ai 1500 m di
quota e predilige zone soleggiate o di mezz’ombra in terreni
freschi e umidi.
Se oggi è simbolo di rinascita, guarigione e saggezza, nel
passato rappresentava l’unione tra gli inferi, la terra e il
cielo. Nei popoli norreni veniva venerato come “l’eccelso tra
gli alberi” in quanto asse del mondo e con un ruolo importante
nella creazione degli uomini. Con il nome di Yggdrasil si
indicava, appunto, il frassino gigantesco che portava sui propri
rami i nove mondi dell’Universo ed era abitato da animali
particolari. Odino stesso, il padre di tutti gli dei, si sarebbe
appeso -trafitto da una lancia- a questa pianta per nove giorni
e nove notti, come sacrificio per acquisire il potere delle
rune. A seguito di questa leggenda, nel tempo venivano impiccate
vittime sacrificali su piante di questa specie. Lo stesso nome
dell’albero cosmico, Yggdrasil significa “cavallo” -metafora del
patibolo- “di Odino”.
Inoltre, il frassino gigantesco, oltre a sostenere i nove mondi,
scendeva con il tronco fino al regno dei morti. Le sue tre
grandi radici si diramavano in tre zone. La prima portava nel
luogo in cui si riunivano gli dei e dove vivevano le Norme (le
fanciulle del destino, passato, presente e futuro) che se ne
prendono cura. La seconda conduceva alla fonte Mimir, da cui
Odino bevve per accedere alla conoscenza e alla saggezza. La
terza affondava nel luogo della fonte di tutti i fiumi del
mondo.
Elisabetta
(Guida
Equestre Ambientale) del Team
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https://robertomercurio.wordpress.com/2020/01/10/il-frassino-albero-sacro-nella-mitologia-vichinga/
https://bifrost.it/GERMANI/2.Cosmogonia/04-Unfrassinoeunolmo.html
https://www.floraviva.it/ispirazioni/yggdrasil-ispirazione-tra-terra-e-cielo.html
https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2019-11/Alberi_e_arbusti%20pagg%2074-151.pdf